La terapia anticoagulante è una delle strategie più importanti nella gestione di molte patologie cardiovascolari. Il Prof. Luigi Martinelli, cardiochirurgo di riferimento nel settore, ha approfondito il tema spiegando il ruolo di questa terapia, le sue applicazioni e le sue peculiarità.

Quando è necessaria la terapia anticoagulante

“Ci sono molte situazioni in cui è necessario rendere il sangue più fluido. Questo avviene in presenza di aritmie, soprattutto nella fibrillazione atriale, quando il cuore perde la sua contrazione regolare negli atri. Gli atri sono le cavità che precedono i ventricoli, dove il sangue tende a ristagnare se non c’è una contrazione adeguata. Se l’atrio non si contrae regolarmente, il sangue tende a formare dei trombi che possono essere poi espulsi dal cuore. A volte, questi coaguli possono andare nel cervello, causando gli ictus che vengono definiti “cardioembolici” perché di origine cardiaca. Per evitare questa complicanza, è fondamentale ricorrere alla terapia anticoagulante” spiega il Professore. Ma la necessità di questa terapia non si limita ai casi di fibrillazione atriale. “La terapia anticoagulante è necessaria anche per tenere il sangue fluido nei pazienti con dispositivi intracardiaci, come le valvole cardiache”.

Due tipi di terapia anticoagulante: moderna e tradizionale

Il professor Martinelli distingue due principali categorie di terapie anticoagulanti. “La prima comprende i nuovi anticoagulanti orali, noti come NAO, che agiscono come inibitori diretti della trombina. Il grande vantaggio di questi farmaci è che permettono di rendere il sangue fluido senza la necessità di controlli periodici specifici”. Accanto a questa opzione più moderna, esiste la terapia anticoagulante tradizionale basata sugli inibitori della vitamina K, come la warfarina (Coumadin).

“Il Coumadin è un ottimo anticoagulante, ma richiede un attento monitoraggio dell’INR, un valore internazionale che si esprime con un numero che va da 1 a 4. L’INR deve essere mantenuto in un intervallo ideale, generalmente tra 2,5 e 3,5”.

Tuttavia, questa terapia può risultare meno tollerata per alcuni pazienti, come sottolineato dal Cardiochirurgo. “Nonostante ciò, in alcune situazioni, come nei portatori di protesi valvolari meccaniche, il Coumadin rimane la scelta necessaria. I nuovi anticoagulanti non sono ancora stati adeguatamente testati in questi casi, e l’esperienza maturata con il Coumadin in oltre cinquant’anni rappresenta una garanzia di sicurezza e di qualità della vita per quanto riguarda la prevenzione dei trombi”.