Le aritmie cardiache rappresentano una delle sfide più complesse e diffuse nella medicina contemporanea. Questi disturbi del ritmo del cuore richiedono una particolare competenza, sia nella diagnosi che nel trattamento. A parlarcene è il Professor Luigi Martinelli, illustre cardiochirurgo, che ci guida alla scoperta di questa condizione e delle moderne opzioni terapeutiche.
Il cuore che perde il ritmo: un disturbo comune, ma da non sottovalutare
“Le aritmie cardiache – spiega il Prof. Martinelli – sono un complesso di situazioni particolarmente sgradevoli, che possono essere benigne, ma che talvolta nascondono problemi più gravi, fino al rischio di arresto cardiaco. Si tratta di disturbi del ritmo cardiaco, percepiti spesso dai pazienti come battiti irregolari. Quando si controlla il polso, è possibile notare frequenze anomale, talvolta molto elevate”.
Trattamenti: tra farmaci e interventi mirati
Fortunatamente, sottolinea il Prof. Martinelli, nella maggior parte dei casi le aritmie possono essere controllate con farmaci specifici, che agiscono per stabilizzare il ritmo cardiaco. Tuttavia, ci sono situazioni in cui l’approccio farmacologico non basta, ed è necessario ricorrere a interventi invasivi.
“La maggior parte degli interventi per le patologie aritmiche sono di tipo ‘transcatetere’. In questi casi, utilizziamo ‘un tubicino’, o catetere, che parte da una vena e arriva alla zona del cuore dove si originano le aritmie. È una procedura minimamente invasiva, che permette di trattare il problema con grande precisione”. Quando il battito cardiaco è troppo lento invece è necessario impiantare il pace maker, una piccola batteria che garantisce un ritmo efficace.
La fibrillazione atriale: il nemico più comune
Tra le diverse forme di aritmie, la fibrillazione atriale è la più comune. “In molti casi, – chiarisce il cardiochirurgo – la fibrillazione atriale può essere risolta applicando una “scossa elettrica” (cardioversione) mantenendo poi una terapia specifica. Esistono, tuttavia, casi più complessi in cui è necessario ricorrere a un intervento diretto. “Introducendo nel cuore una sonda attraverso una grossa vena, possiamo trattare il tessuto cardiaco responsabile delle aritmie. Questa procedura viene definita ‘ablazione’ e consiste nel ‘bruciare’ il tessuto responsabile dell’insorgenza dell’aritmia”, conclude il professore.
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